andrea trebbi
Arch. Andrea Trebbi
roberto gamba

costruire in laterizio
n. 96, novembre-dicembre 2003

 

La Residenza sanitaria e assistenziale Gruppioni a Pianoro

Pianoro (oltre 16.000 residenti) si estende a sud di Bologna su un territorio di 107 km² articolato lungo due vallate, sul torrente Zena e sul Savena, collegate tra loro da un reticolo di strade, che man mano si elevano verso l'Appennino.
La natura del terreno è varia: da Bologna, lungo la prima parte della valle del Savena, si aprono prospettive ed opporturutà paesaggistiche straordinarie, che portano a raggiungere zone calanchive e costoni di arenaria di suggestiva bellezza ed il contrafforte pliocenico; mentre lungo lo Zena si passa nella zona del Parco Naturafutico dei Gessi e dei Calanchi dell'Abbadessa e verso il punto più alto del territorio, il Monte delle Forrmiche, a 638 slm,con il suo Santuario.
Per quanto intaccati dalle passate attività estrattive, i gessi bolognesi rappresentano una delle principali emergenze naturalistiche della regione, con doline, altipiani, valli cieche e rupi che modellano il paesaggio e ospitano una vegetazione caratterizzata da presenze mediterranee e specie legate a fasce altitudinali più elevate.
Fin dal Medioevo, Pianoro era costituito dall'aggregazione di più comunità, ognuna delle quali con propria autonomia; il riordino amministrativo compiuto in seguito da Napoleone avrebbe portato all'unione di questi comuni.
Risale all'anno Mille la costruzione del castello di Pianoro che, controllando la strada transappenninica, aveva un'importante funzione strategico-difensiva.
Nell'inverno del 1944 le bombe distrussero l'85% delle case e del patrimonio edilizio storico di Pianoro.
Con un progetto dell'architetto Legnani, la ricostruzione sancì il sorgere di una Pianoro Nuova e la rinascita del vecchio borgo.
Oggi, la realizzazione della Residenza Sanitaria e Assistenziale Eugenio Gruppioni, in via Zena 117, si è resa possibile in ragione della demolizione di 2 fabbricati preesistenti, di analoga destinazione d'uso, Villa Nadia e Villa Zena.
L'opera eseguita costituisce il risultato di un paio di progetti, individuati in altrettanti luoghi distinti, nell'ambito della vasta superficie fondiaria (14.200 m²) disponibile.
Una prima soluzione non fu condivisa dalla Regione Emilia-Romagna.
Un'ulteriore soluzione, differente anche architettonicamente, ubicava il manufatto in posizione diversa, per anteporre le problematiche legate alla variabilità orografica del sito, sorta di compluvio di 2 pendii, componente un fosso di scolo acquifero.
Questa seconda soluzione, nel corso degli anni successivi, è stata modificata da ben 3 varianti in corso d'opera e da 5 progetti integrativi, che hanno designato compiutamente un'ulteriore opera, con variazioni progettuali sostanziali.
Adagiata su una superficie pianeggiante artificiale, ovvero appositamente ricavata sagomando i versanti e deviando il compluvio, la residenza predomina la strada provinciale che fiancheggia il torrente Zena.
Un breve tratto di penetrazione carrabile raggiunge, dopo un paio di tornanti, la piattaforma di arrivo e manovra, di carico e scarico e di emergenza.
Il complesso è costituito da un corpo in mattoni di cotto a vista - elemento rappresentativo della composizione - sul quale si attesta un corpo a "L", con copertura a una falda, più un ultimo corpo terrazzato che emerge per un solo livello dalla quota base e al di sotto di questo si adatta al terreno, venendo qui a costituire l'ingresso dal piazzale carraio. I differenti corpi di fabbrica chiudono una corte, che articola i suoi affacci verso l'esterno, sul paesaggio della vallata.
L'ingresso introduce al piano seminterrato, sede dei nuclei accessori, agli spogliatoi, ai refettori, ai magazzini, alle lavanderie e anche ai locali rivolti verso gli ampi patii aperti, della palestra, della cucina, della vasca e delle aree fisioterapiche.
Il piano terreno, accessibile solo pedonalmente, lungo un tracciato che diparte dal tratto di penetrazione carrabile, si articola intorno a una corte-giardino: un duplice schermo completamente trasparente proietta su di essa gli ambiti distributivi delle due ali di degenza, sviluppate su 3 livelli e del corpo ricreativo, sviluppato su 2.
Quest'ultimo è stato pensato e organizzato per fungere da cuore del sistema. Tale multiformità di corpi edilizi, unita all'incisività del percorso di accesso pedonale, conferisce al complesso un aspetto di serenità.
Rivolge a chi gli si avvicina un invito a scoprire le sue forme architettoniche,la varietà dei locali e i differenti materiali di finitura, suscitando curiosità ed evitando senso di monotonia.
L'architettura, l'impianto tipologico, gli aspetti costruttivi sono esplicitati con semplicità e sobrietà, in modo da evocare con chiarezza forme ed espressioni di stile e di cultura.
I serramenti e i tetti sono in legno naturale; le partizioni verticali, in mattoni vecchi recuperati, sono verniciate con silicati dati su intonaco; le coperture, i frangisole e i camini sono in rame, le pavimentazioni interne ed esterne in cotto.
La relazione tra costruito e ambiente esterno è ripetutamente espressa dagli intarsi tra i vuoti e i pieni e dalla profusione di vasche di verde insinuate nell'architettura.
La campagna circostante, assolutamente inviolata, partecipa alla valorizzazione del progetto nella sua versione originaria.